La perdita dell’udito nella presbiacusia è progressiva, bilaterale e simmetrica. È una condizione comune, che interessa circa il 30% degli anziani di età compresa tra 65-85 anni
Certo, l’invecchiamento causa nelle cellule cerebrali dei danni tali da comprometterne le capacità di scambio e comunicazione cellulare. Se queste non possono più comunicare normalmente, attività come il comportamento, elaborare sensazioni e il pensiero vengono compromesse. Attenzione, però, perché i problemi di udito negli anziani sono in grado di incidere su questi processi degenerativi, accentuandoli. La presbiacusia è riconosciuta come fattore legato al declino cognitivo precoce.
Se è vero che l’invecchiamento, fatalmente, interessa anche il sistema uditivo è altrettanto vero che questo può essere mantenuto ad un buon grado di funzionamento, adottando i giusti accorgimenti.
Le persone che accusano una diminuzione dell’udito traggono grande beneficio dall’impiego di dispositivi acustici concomitanti alla riabilitazione. A maggior ragione, per gli anziani è fondamentale rilevare l’eventuale deficit precocemente.
Giova sicuramente ricordare che l’OMS raccomanda alle persone con più di 60 anni d’età di sottoporsi a screening dell’udito almeno una volta ogni due anni. In questo modo si può identificare tempestivamente un’eventuale anomalia e intervenire per curare i disturbi dell’orecchio.
Una procedura non da poco, soprattutto considerando che le persone ultrasessantaquattrenni sono in continua crescita nel nostro Paese e se oggi sono all’incirca il 21% della popolazione, fra 20 anni costituiranno una fetta del 30%. L’unico modo efficiente per far fronte a questo profondo cambiamento è quello di considerare queste persone non come bisognose di assistenza, ma trasformarle in risorse per l’intera comunità.